LE GRANDI DOC, DOCG E IGT ITALIANE – GUIDA AI MIGLIORI PRODUTTORI
GELSAIA Piave Malanotte DOCG
Di gente tosta e avvezza alle avversità si dice che è ‘di razza Piave’. Di questa ‘razza’ fa parte anche Giorgio Cecchetto, nato nella Sinistra Piave da una famiglia contadina con radicate tradizioni vitivinicole. Valorizzare i vini tipici del Piave – dal 1971 riuniti sotto la doc chiamata proprio con il nome del fiume sacro alla Patria – è sempre stato il desiderio di Giorgio Cecchetto. Fra tutti, però, un’attenzione e una cura particolari le ha riservate a quel vino che meglio degli altri rispecchia il territorio e la gente del Piave: il Raboso, storicamente considerato un vino duro, aspro, a volte imbevibile e pertanto etichettato come rabbioso, da cui il nome di Raboso. La sfida, dunque, non era delle più semplici: sdoganare il Raboso da quell’idea di “vino di contrada ruspio e gagliardo, nero come la pece, adatto per palati solidi di forte carattere” – per dirla con le parole di Ferruccio Mazzariol – per farlo conoscere e apprezzare anche al di fuori del territorio locale. Quando, nel 2002, Luigi Veronelli dalle pagine del Corriere della Sera parlò del Raboso Cecchetto come di una “fascinosa realtà”, Giorgio capì che la sfida era vinta. L’azienda interpreta il vitigno Raboso con uno stile moderno, vinificandolo in quattro declinazioni, tra cui l’innovativo Gelsaia che, in forza di un parziale appassimento delle uve, può essere considerato il precursore del Piave Malanotte, con il quale il Raboso è assurto nel 2011 al rango di Docg. Il Gelsaia è un rosso di marcata freschezza, con una vigoria e una trama tannica di tutto rispetto e con profumi stratificati di ciliegie in confettura, prugna sottobosco, cioccolato fondente e rabarbaro. Si affina per 12 mesi in barrique e tonneau e per altri 16 in bottiglia.
« Il Pinot Grigio su ELLE A TAVOLA aprile/maggio 2015 SANTE ROSSO alla degustazione IL MERLOT NEL MONDO »