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In pochi anni dalla fondazione, avvenuta nel 1994, la cantina Cecchetto è diventata sinonimo di Raboso che a tutt’oggi interpreta nelle tipologie spumantizzato, secco, rosato e passito. Il motore di tutto è la speciale connessione che intercorre tra questo vitigno – ricco di tannini e di acidità, dal carattere ruvido e di non facile coltivazione -, il territorio della Marca Trevigiana, dove il Raboso alligna da oltre cinquecento anni, e il titolare della cantina, Giorgio Cecchetto. Questi, moderno demiurgo enologico, ha concentrato i suoi sforzi nello studio, sperimentazione e promozione dell’unica varietà autoctona a bacca rossa della Provincia di Treviso, con l’intento di tirar fuori tutte le sue potenzialità, in gran parte ancora inespresse.
Per la produzione della versione passita, chiamata semplicemente RP, Cecchetto realizza una speciale cuvée in cui confluiscono quattro grandi annate. La vendemmia, col possibile scarto di qualche giorno in base alle condizioni climatiche contingenti, si svolge tra il 25 ottobre e il 10 novembre; le uve migliori sono riposte in graticci e cassette e fatte appassire fino ad aprile. Dopo un’ulteriore cernita ha luogo la pressatura con successiva macerazione del mosto in vasche d’acciaio a contatto con le bucce per 20 giorni durante i quali inizia la lenta fermentazione alcolica. Il vino viene quindi travasato in piccoli legni dove completa i processi fermentativi. La maturazione delle varie annate avviene separatamente in barrique e tonneau fino all’assemblaggio dei quattro vini in percentuali decrescenti.
Il passito RP che abbiamo provato vede la partecipazione dei millesimi 2003, 2005, 2007 e 2009. Nel colore richiama i riflessi e l’intensità cromatica del rubino birmano, con nuance cremisi verso i bordi; la parata olfattiva disvela aromi di mirtilli confetturati, visciole sotto spirito, rabarbaro, liquirizia e frutta essiccata come datteri, fichi e uva sultanina, con richiami balsamici di eucalipto. Al bouquet fa da cassa di risonanza un palato di esemplare coerenza, robusto e di grande espressività; in linea con le aspettative l’assalto dei tannini che, pur massicci, risultano deliziosamente inguainati nel velluto della componente glicerica e tenuti a freno da una generosa dose di alcol (14,5%). Una scia saporita ed estesa, tutta frutti rossi maturi, spezie dolci e note tostate, dilata ulteriormente l’esperienza sensoriale che per la completa soddisfazione reclama in abbinamento solo dessert a base di cioccolato fondente ad alta percentuale di massa di cacao.
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