La Piave è fiumara grandiosa che sgorga dal Peralba, là ai confini con l’Austria.
Essa crea le Grave: terre di vetusto impianto, colme di sassi cesellati dalle piene.
Il limo montano si sparge a rosta formando, dentro gli argini, le campagne che danno l’uva del raboso Piave, vino di contrada ruspio e gagliardo, nero come la pece, adatto per palati solidi di forte carattere. Incide nelle vene come la spada puntuta dell’Arcangelo Michele. E sopra i vigneti, si ergono ancora i gelsi di alta statura.
(Ferruccio Mazzariol, “Il Paese dei Gelsi”)
I gelsi, una volta molto diffusi nella pianura veneta, specie lungo gli argini dei fiumi, sono stati spesso usati nell’allevamento del baco da seta e come sostegno della vite.
A fine Ottocento la famiglia Bellussi di Tezze di Piave (TV) pianta nel proprio podere le viti che per la prima volta vengono allevate secondo il “Sistema a Raggi”, in seguito definito “Sistema Bellussi” o “Bellussera”.
Tale sistema, che consiste in una disposizione della vite a raggi attorno ad un sostegno, molto spesso il gelso, ha caratterizzato a lungo la campagna trevigiana ed è stato oggetto di studio dei viticoltori d’Italia e d’Europa, quando hanno visitato i vigneti dei fratelli Bellussi in occasione delle loro scoperte in merito alla lotta alla peronospora.
La Bellussera oggi è in disuso, poichè è stata soppiantata da forme di allevamento con maggiore densità di piante per ettaro, e quindi minor produzione per ceppo, ma essa non va dimenticata, in quanto parte della storia del nostro territorio.